Economia
Il report di CRIBIS rileva un'economia in forte crescita
di Redazione

Nel panorama economico italiano, un segnale di forte dinamismo emerge dal recente report di CRIBIS, che traccia l'evoluzione del tessuto imprenditoriale tra gennaio 2023 e giugno 2025. I dati, elaborati in collaborazione con Infocamere, rivelano un saldo positivo tra nuove aperture e cessazioni, confermando la resilienza e la capacità di rigenerazione del sistema produttivo nazionale.
Il periodo in esame ha visto la nascita di 793.872 nuove imprese a fronte di 677.131 che hanno chiuso i battenti. Questo saldo positivo di oltre 100.000 nuove realtà segna un'inversione di tendenza, specialmente dopo la contrazione registrata nel 2021. La ripresa, iniziata nel 2024, si è consolidata, evidenziando come l'Italia continui a essere un terreno fertile per l'iniziativa imprenditoriale.
La crescita non è omogenea, ma riflette la distribuzione geografica delle attività economiche del Paese. La Lombardia si conferma la locomotiva d'Italia, attirando il 17,6% delle nuove imprese. Seguono il Lazio (11,2%) e la Campania (9,7%). Particolarmente rilevante è il contributo del Mezzogiorno, che, con il 31,6% delle nuove aperture, dimostra una vitalità sorprendente, in linea con il suo peso demografico ed economico complessivo.
Analizzando i settori più dinamici, il report CRIBIS rivela un'economia in profonda trasformazione. I servizi commerciali si posizionano al primo posto per numero di nuove imprese (16,7%), seguiti da installatori (11,7%) e ristorazione (7,0%). L'impulso più forte arriva però dai settori del turismo e della finanza: il comparto alberghiero ha registrato una crescita superiore al 18% nel 2024 rispetto all'anno precedente, mentre gli investimenti finanziari hanno visto un aumento del 17,2%. Questi dati indicano un'economia che si sta orientando sempre più verso l'offerta di servizi e che sa cogliere le opportunità di mercati in espansione.
Parallelamente alle nuove aperture, il report analizza anche le cessazioni. È interessante notare che la maggior parte delle chiusure non è legata a fallimenti, ma a cause fisiologiche del ciclo di vita aziendale, come pensionamenti, decessi dei titolari o processi di fusione. Questo indica un ricambio sano e non una perdita strutturale di capacità produttiva.
Tuttavia, un dato del report lancia un allarme: il 32,7% delle imprese non riesce a superare i primi cinque anni di attività. Questo fenomeno, come sottolineato da Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS, rappresenta la vera sfida del prossimo futuro. La vitalità delle nuove imprese deve essere sostenuta con strumenti di supporto adeguati, accesso al credito e programmi di crescita che possano trasformare la loro energia iniziale in stabilità a lungo termine.
In sintesi, il report CRIBIS fotografa un'Italia imprenditoriale in fermento, pronta a rinnovarsi e a cogliere nuove opportunità. Se da un lato si celebrano i successi delle nuove realtà, dall'altro si sottolinea l'urgenza di creare un ecosistema che le aiuti a prosperare e a consolidarsi, garantendo così un futuro solido e duraturo all'economia del Paese.