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I dazi e le possibili implicazioni per il settore delle energie rinnovabili
di Natalia Luna, Analista Senior Investimenti Tematici, Ricerca Globale di Columbia Threadneedle Investment
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L’aumento dei dazi, fortemente voluto da Donald Trump, avrà sicuramente un impatto significativo su diversi settori, incluso quello delle energie pulite e rinnovabili. Finora la reazione dei mercati agli annunci del Presidente statunitense è stata piuttosto contenuta, interpretandoli più come una strategia di negoziazione o come imposizioni temporanee piuttosto che come misure definitive. Tuttavia, è aumentata la volatilità a causa dell'incertezza per i possibili scenari futuri.
L’impatto sul settore delle energie rinnovabili
La Cina domina oltre l'80% della catena di fornitura delle apparecchiature solari, eoliche e delle batterie di stoccaggio, pertanto un aumento delle tariffe sui prodotti cinesi renderebbe questi componenti più costosi. Nel caso questo dovesse verificarsi, le aziende produttrici di energia pulita e rinnovabile potrebbero risentire non solo di un aumento dei costi, ma anche di possibili interruzioni delle catene di approvvigionamento, che potrebbero rallentare la loro crescita ed incidere sulla loro redditività, influenzando anche il prezzo delle loro azioni.
Anche i potenziali dazi sul Messico rappresentano un rischio per la modernizzazione e l'espansione della rete elettrica americana. Il Messico, infatti, è il principale esportatore di trasformatori e conduttori elettrici verso gli Stati Uniti. In un momento in cui questi ultimi stanno cercando di integrare più energia proveniente da fonti rinnovabili nella propria rete, l'aumento dei costi di questi prodotti potrebbe ostacolare il processo ed incidere negativamente sulla competitività delle aziende che offrono questi servizi pubblici di produzione di energia.
Prospettive a breve e lungo termine per singoli comparti
Le prospettive per l'energia solare ed eolica restano positive perché i loro fondamentali sono solidi e la domanda rimane forte, soprattutto grazie al desiderio delle grandi aziende tecnologiche statunitensi di accrescere i loro centri dati senza aumentare l’impronta ecologica. Il loro sviluppo non dipende esclusivamente dal sostegno dei governi, il che conferisce loro una certa stabilità a lungo termine. Nel lungo periodo, quindi, si tratta di un settore che continuerà a crescere, ma la loro implementazione potrebbe essere più accidentata e condizionata dalle tariffe e dal minore sostegno fiscale negli Stati Uniti.
Diversa invece è la situazione per l'eolico offshore, che si trova ad affrontare uno scenario più complicato perché Trump ha bloccato l'approvazione di nuovi progetti, che nel caso di questo comparto avviene a livello federale e non a livello statale, come avviene invece per i progetti di produzione di energia solare ed eolica.
L'energia nucleare ha ottime prospettive di crescita perchè gode del sostegno sia del partito repubblicano che di quello democratico. L'amministrazione Trump ha dichiarato la sua intenzione di voler semplificare il processo normativo e di accelerare gli investimenti in questo settore, il che potrebbe portare allo sviluppo di nuove centrali nucleari nel Paese.
Nel caso di tecnologie pulite “emergenti”, come l'idrogeno e la cattura del carbonio, la loro evoluzione è più incerta, poiché queste tecnologie dipendono da sussidi ed incentivi fiscali, il cui futuro è incerto sotto l'amministrazione Trump.
In conclusione, mentre il settore dell'energia pulita continua a presentare solidi fondamenti di crescita, le politiche tariffarie potrebbero creare problematiche nel breve termine, incidendo sui costi e rallentando alcuni segmenti del settore. L'impatto reale dipenderà dall'evoluzione dei negoziati commerciali e dalla capacità delle aziende di adattarsi a questo nuovo contesto.