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Gen Z: meno di un anno in azienda ma una visione di carriera lunga

di Redazione
 
Gen Z: meno di un anno in azienda ma una visione di carriera lunga
La Generazione Z sta riscrivendo le regole della carriera. I giovani nati tra il 1997 e il 2007, pur mostrando un'attitudine al turnover senza precedenti, dimostrano di avere una visione strategica e ambiziosa per il proprio futuro professionale. Il dato è impressionante: un sorprendente 37% dei lavoratori italiani della Gen Z prevede di restare nell'azienda attuale per non più di un anno. Una quota che sbaraglia le intenzioni delle generazioni precedenti (solo il 13% della Gen X), segnando l'inizio di una nuova era di mobilità lavorativa.

Questo è quanto emerge dal Randstad Workmonitor Pulse, un'indagine globale che ha analizzato i fattori chiave del comportamento lavorativo della Gen Z, che oggi costituisce il 23% della forza lavoro mondiale. Ma attenzione: questa mobilità non è sinonimo di superficialità o disinteresse. Al contrario, è guidata da una profonda ambizione e dalla ricerca di un percorso di crescita chiaro.

Se lo stipendio resta la motivazione principale per lasciare un lavoro, subito dopo, per la Gen Z, si colloca la mancanza di avanzamento di carriera. L'intenzione di cambiare lavoro frequentemente non è un capriccio: è la strategia per costruire la carriera "a modo loro". Ben l'87% dei giovani dichiara di considerare sempre o spesso gli obiettivi a lungo termine quando valuta un nuovo ruolo, una percentuale superiore a qualsiasi generazione più anziana. Solo il 17% della Gen Z prevede di "rimanerci per sempre", a fronte di un 30% della Generazione X, a conferma che la fedeltà all'azienda non è più un valore assoluto.

Questo spinge le aziende a rivedere urgentemente le proprie strategie di talent retention. I giovani chiedono a gran voce: retribuzione (42%), giorni di ferie (24%) - fattore molto più rilevante che per le altre generazioni, flessibilità di orario e opportunità di carriera (entrambi al 21%).

È chiaro, quindi, che la ricetta per fidelizzare il talento più giovane passa per un mix di benefit tangibili e un ambiente di lavoro che valorizzi l'equilibrio e lo sviluppo. L'approccio innovativo della Gen Z si manifesta anche nelle preferenze contrattuali. L'indagine rivela che la maggior parte dei giovani preferirebbe un tipo di impiego diverso dal classico tempo pieno. Solo il 22% opterebbe per il full time tradizionale.

Si affaccia prepotentemente l'era del "lavoretto secondario": quasi un quinto dei giovani (il 19%) affiancherebbe al full time un'attività extra per un'entrata economica aggiuntiva. Altri opterebbero per un part-time in varie formule (25%) o per il lavoro autonomo/free-lance (21% complessivo). La flessibilità non è solo desiderata, è un requisito fondamentale per conciliare il lavoro con la vita personale e le passioni, considerate, in generale, meno prioritarie solo perché subordinate alla ricerca di stabilità economica e di competenze.

La Gen Z è la prima generazione a entrare nel mercato del lavoro con una piena consapevolezza e apertura verso l'Intelligenza Artificiale. L'IA non è percepita come una minaccia, ma come uno strumento essenziale per l'upskilling. Ben il 79% della Generazione Z impara utilizzando gli strumenti dell'AI, molto più di qualsiasi altra fascia d'età. Il 61% si dice entusiasta delle possibilità offerte dalla nuova tecnologia.

L'apprendimento per questa generazione è adattivo, pratico e fortemente basato sulla tecnologia, affiancando la formazione on-the-job e il mentoring tradizionale.

In conclusione, come sottolinea Marco Ceresa, Group CEO Randstad, la Gen Z ha una "mentalità più orientata al futuro" e, sebbene sia più propensa al turnover, lo fa con "ambizione, fiducia e desiderio di crescere". Le organizzazioni che sapranno offrire retribuzioni adeguate, percorsi di carriera veloci e trasparenti, e una flessibilità reale in un contesto di lavoro AI-friendly, saranno quelle in grado di attrarre e mantenere questa forza lavoro rivoluzionaria.
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