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Francia, alta tensione politica: mercati in attesa della scelta di Macron
di Gianmarco Rania, portfolio manager di Banor

Il premier François Bayrou ha convocato per l’8 settembre un voto di fiducia, alla vigilia dell’avvio delle discussioni sulla legge di bilancio 2026 in ottobre. La manovra prevede tagli e aumenti fiscali per 43,8 miliardi di euro. In caso di bocciatura (ormai quasi certa), Bayrou dovrebbe dimettersi. A quel punto, il presidente Macron avrebbe due strade: nominare un nuovo premier di area centrista o tecnocratica, sostenuto in parte dalla destra repubblicana e dai socialisti, oppure sciogliere l’Assemblea e convocare elezioni anticipate.
Gli analisti ritengono più probabile (60%) la prima opzione, che garantirebbe una relativa stabilità politica e finanziaria. L’ipotesi di elezioni anticipate resta però concreta (40%) e rappresenta lo scenario di maggiore volatilità, con il rischio di un parlamento frammentato o di una maggioranza del Rassemblement National di Marine Le Pen. Macron appare restio a ricorrere subito alle urne, temendo un esito inconcludente.
Bayrou aveva superato a febbraio il voto di fiducia sulla manovra 2025, ma l’attuale scenario resta fragile. L’esecutivo punta a ridurre il deficit al 4,6% nel 2026 e al 2,8% entro il 2029, ma secondo i mercati il percorso sarà più lento e alcune misure potrebbero essere attenuate. La decisione di Bayrou di anticipare la fiducia ha accelerato la percezione del rischio, riflessa nella debolezza dei titoli in Borsa. A seguito dell’annuncio, lo spread OAT-Bund si è immediatamente allargato a 75 punti base, mentre il principale indice azionario francese (CAC40) ha mostrato una flessione nelle ultime due giornate.
La Francia intende proseguire con il normale calendario di emissioni obbligazionarie per trasmettere un segnale di continuità. L’Italia, al contrario, potrebbe subire ritardi nelle sindacazioni, con possibili effetti di mercato tra i paesi dell’area euro.
Gli operatori sottolineano che, almeno nel breve periodo, i mercati privilegiano la stabilità politica rispetto alla disciplina fiscale rigorosa. Ma il rischio vero, avvertono, è che dalle urne non emerga alcuna maggioranza chiara: uno scenario che prolungherebbe l’incertezza fino al 2027 e terrebbe gli spread francesi sotto pressione.
Tra i settori più colpiti troviamo i finanziari, a causa della loro esposizione ai titoli governativi francesi, ovviamente sotto pressione.
Inoltre, l’attuale proposta di bilancio prevede un ritorno della pressione fiscale a partire dal 2026. C’è un rischio diretto per i profitti dei gruppi infrastrutturali francesi: una tassa aggiuntiva del 5% sul reddito societario potrebbe comportare, secondo le stime, una diluizione degli utili per azione compresa tra il 3 e il 6% .
Siamo consci del fatto che da qui al voto di fiducia i mercati europei (soprattutto quello francese) vivranno ancora momenti di alta volatilità, ma crediamo che ciò offra delle ottime opportunità di investimento, soprattutto a livello di rendimento da dividendo.
Tra i settori più esposti alla crisi politica francese troviamo quello dei bancari, assicurativi, delle utilities e dei trasporti. Quest’ultimi, che sono stati tra i più performanti dell’anno, offrono infatti rendimenti da dividendo superiori al 4% e ora scontano uno scenario politico fortemente negativo, oltre ad essere quasi totalmente isolati da problematiche “tariffarie” essendo per la stragrande maggioranza business “locali”. Infine, in linea di massima, hanno tutti riportato buone trimestrali e mostrano solide prospettive di crescita futura degli utili e dei fatturati.