Ultime notizie

Fine shutdown Usa: problemi rimandati a gennaio. L’Europa prova ad approfittarne

di Ombretta Signori, Head of Macroeconomic Research and Strategy di Ofi Invest AM
 
Fine shutdown Usa: problemi rimandati a gennaio. L’Europa prova ad approfittarne
Sebbene molti sondaggi dicano che la maggior parte dei cittadini statunitensi accusi i repubblicani per lo shutdown che appena concluso, alla fine sono stati i democratici a risentire della crescente pressione e ad approvare la concessione di un budget. Non bisogna dimenticare infatti l’impossibilità di spendere fondi pubblici impatta anche settori come il supporto alimentare, particolarmente cari ai loro elettori.

Tuttavia, il fattore che deve aver spinto maggiormente per un accordo è la crescente preoccupazione sulle condizioni dell’economia non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra i cittadini, e questo nonostante gli Usa abbiano vissuto circa 20 shutdown tra il 1970 e oggi e l’impatto sia sempre stato solo di breve periodo.

Ma ora che il più lungo shutdown della storia moderna si è finalmente concluso, i problemi sono risolti? Purtroppo, la risposta è no. Infatti, ciò che è stato approvato non è lo stanziamento di un bilancio extra che Washington potrà portare fino all’approvazione della prossima legge di bilancio, ma di fondi che vadano a rifinanziare in modo temporaneo i segmenti più critici. Pertanto, più che essere risolti i problemi sono solo rimandati e si ripresenteranno, verosimilmente, a gennaio del prossimo anno.

Inoltre, come accennato in precedenza, questa “chiusura” dell’amministrazione pubblica è stata particolarmente prolungata ed è difficile che non lasci strascichi per un periodo di tempo più lungo. Alcuni dati pubblicati da enti privati nelle ultime settimane dicono che il mercato del lavoro sembrava essersi stabilizzato tra settembre e ottobre, ma ora mostrano il rischio di un nuovo rallentamento, con un aumento dei licenziamenti e una riduzione dei posti di lavoro vacanti. Per quanto riguarda i consumi, l'indicatore delle vendite al dettaglio (esclusi alimentari e auto) di ottobre, pubblicato dalla Fed di Chicago, indica una frenata rispetto al terzo trimestre, ma senza cali significativi.

Per quanto riguarda la Federal Reserve nazionale, vista l’inflazione totale al 3% si è potuto procedere a un’ulteriore riduzione dei tassi d’interesse di 25 punti base (da 4,25% a 4%); inoltre, è stato anche annunciato uno stop del processo di normalizzazione dei bilanci della banca per il mese di dicembre. Tuttavia, la situazione resta complicata, visto che si stanno scontrando il rischio di ribasso legato a un mercato del lavoro ancora traballante e quello di una nuova risalita dell’inflazione. Ciò sta creando forti divergenze d’opinioni all’interno della commissione chiamata a decidere sulle prossime mosse di politica monetaria e qualunque sarà la decisione che la Fed prenderà a dicembre, sarà sicuramente il risultato di intense discussioni. Detto ciò, noi di Ofi Invest AM riteniamo che, se l’impatto dei dazi continuerà ad avere effetti moderati come è stato fino a oggi, allora un ulteriore taglio rimane comunque lo scenario più probabile.

Negli stessi giorni in cui negli Usa era in corso lo shutdown, l’Europa sembra invece essere diventata un posto economicamente più sicuro: la crescita si è dimostrata solida, anche in Francia, nonostante le incertezze commerciali e i rapporti sull’instabilità politica. La crescita francese si è rivelata infatti alquanto sostenuta, avendo registrato un +0,5% nel terzo trimestre dopo il +0,3% del secondo, grazie a una elevata domanda interna, guidata dagli investimenti privati e da un livello di esportazioni alquanto alto.

Per quanto riguarda l’Area Euro in generale, quello che si osserva è una situazione molto frammentata: Germania e Italia sono prossime allo zero come crescita, particolarmente colpite dai dazi sul loro export, mentre la Spagna (+0,6%) e altre economie più piccole come il Portogallo restano forti. Infine, l’inflazione è scesa al 2,1% a ottobre. Ciò significa che, sebbene l’atteggiamento della Banca Centrale Europea resterà saldamente legato ai dati, la probabilità che si arrivi a fine anno con un tasso d’interesse al 2% è aumentata, dato che costo del denaro e rischi di crescita appaiono ben bilanciati per i mesi a venire. In questo senso, l’appuntamento di dicembre sarà cruciale per avere una migliore visibilità nel medio termine su cosa intende fare Francoforte.
  • Milano Cortina 2025 con Pirelli
  • Generali -300x600 - Adesso per il tuo futuro
  • Ifis - Siamo il credito per la tua azienda 300x600
  • Ifis - Siamo il credito per la tua azienda 300x600
  • Non è solo luce e gas, è l'energia di casa tua.
  • La risposta alla tua salute. Sempre
Notizie dello stesso argomento
S&P Global Ratings: Outlook 2026 sul settore bancario globale
13/11/2025
S&P Global Ratings: Outlook 2026 sul settore bancario globale
Saipem lancia LiSa Hyper Harness, l’imbracatura intelligente
13/11/2025
Saipem lancia LiSa Hyper Harness, l’imbracatura intelligente
Expo 2025 Osaka: al Mimit cerimonia conclusiva semestre espositivo
13/11/2025
Expo 2025 Osaka: al Mimit cerimonia conclusiva semestre espositivo
Falcone (FI-PPE): L’UE intervenga sulla desertificazione bancaria
13/11/2025
Falcone (FI-PPE): "L’UE intervenga sulla desertificazione bancaria"