Economia

Export italiano: 17mila imprese pronte a entrare nei mercati esteri. Tripoli: “Un’occasione strategica per la crescita del PIL”

di Barbara Bizzarri
 
Export italiano: 17mila imprese pronte a entrare nei mercati esteri. Tripoli: “Un’occasione strategica per la crescita del PIL”

Oltre 120mila imprese italiane esportano già stabilmente, ma ci sono almeno altre 17.000 realtà che potrebbero unirsi a questa platea se adeguatamente supportate. È quanto emerge dal più recente rapporto di Unioncamere sulle imprese potenzialmente esportatrici, elaborato dal Centro Studi Tagliacarne.

Il report fotografa una realtà in fermento: accanto al consolidato tessuto di aziende con vocazione internazionale, esiste una fascia di imprese che – pur avendo struttura, competenze e prodotti adatti ai mercati esteri – non riescono ancora ad affrontare con continuità il salto verso l’export. Una barriera che non è solo economica, ma spesso anche organizzativa, culturale e di accesso a strumenti e informazioni.

Nel dettaglio, Unioncamere distingue tra 5.601 “aspiranti esportatrici”, cioè aziende – perlopiù micro – che non hanno mai venduto all’estero ma che presentano caratteristiche favorevoli all’internazionalizzazione, e 11.427 “emergenti”, realtà che esportano solo saltuariamente ma potrebbero stabilizzare e consolidare la propria presenza nei mercati globali.

Secondo le stime del report, portare queste 17mila imprese a una piena operatività sui mercati esteri potrebbe generare un incremento del valore complessivo dell’export tra il 2,6% e il 3%, un risultato che inciderebbe significativamente sull’andamento del PIL nazionale.

“In cinque anni l’export di beni delle imprese italiane è cresciuto del 30%, raggiungendo i 623,5 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti oltre 141 miliardi derivanti dalla vendita di servizi”, ha dichiarato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli (nella foto). “L’export è un asset strategico e rafforzare la base delle imprese esportatrici significa rafforzare l’intera economia nazionale”.

Un ulteriore impulso potrebbe arrivare da un'integrazione più profonda nel mercato unico europeo. Tripoli ricorda che il 54,5% delle esportazioni italiane di beni avviene all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, “come evidenziato da Mario Draghi, le barriere interne equivalgono a dazi impliciti che incidono per il 40% sullo scambio di beni e addirittura per il 110% su quello dei servizi”.

A livello geografico, la Lombardia si conferma motore dell’internazionalizzazione: da sola ospita 4.259 imprese potenzialmente esportatrici, pari al 25% del totale. La seguono Veneto (1.933) ed Emilia-Romagna (1.501). La classifica provinciale è guidata da Milano, con 1.412 realtà pronte a decollare, davanti a Roma (731) e Torino (720). In totale, il 59,7% delle potenziali esportatrici è concentrato al Nord, mentre il Mezzogiorno esprime un 21% del totale e il Centro un ulteriore 19,2%.

Numeri alla mano, il potenziale risiede soprattutto nel mondo delle microimprese: il 97,5% delle “aspiranti” ha meno di dieci addetti. Il settore manifatturiero è quello con la maggiore presenza tra le potenziali esportatrici: vi opera il 46,8% delle aspiranti e il 39,7% delle emergenti. I comparti trainanti includono la fabbricazione di prodotti in metallo, l’industria alimentare e quella del legno. Tra le emergenti, assume rilevanza anche il settore della manutenzione e installazione di macchinari.

Un focus specifico del report è dedicato agli Stati Uniti: sono solo 1.600 le imprese emergenti che esportano verso gli USA, ma per due terzi di esse si tratta dell’unico sbocco estero. Di conseguenza, queste aziende risultano particolarmente vulnerabili ad aumenti tariffari o a barriere doganali. Complessivamente, le esportazioni delle emergenti verso gli USA valgono 87,4 milioni di euro, pari al 15,7% delle loro esportazioni totali – ben al di sopra della media nazionale del 10,8%.

Il quadro delineato dal rapporto Unioncamere offre una prospettiva incoraggiante: molte imprese italiane hanno le carte in regola per conquistare nuovi mercati, ma hanno bisogno di strumenti, formazione, reti di supporto e accesso semplificato a informazioni e partner commerciali. Rafforzare le politiche di accompagnamento all’export, anche attraverso il rafforzamento delle reti camerali, può rappresentare una leva concreta per favorire crescita, occupazione e competitività del sistema Italia.

  • Enel Prima Vera - Rata Vera
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • villa mafalda 300x600
Rimani sempre aggiornato sulle notizie di tuo interesse iscrivendoti alla nostra Newsletter
Notizie dello stesso argomento
Seduta positiva per Piazza Affari: FTSE MIB sopra quota 40.000, sprint di Italgas e debutto esplosivo per Metriks AI
30/05/2025
di Luca Andrea
Seduta positiva per Piazza Affari: FTSE MIB sopra quota 40.000, sprint di Italgas e debutt...
La Doria chiude l'esercizio 2024 con un fatturato di 1,27 miliardi di euro (+3,9%)
30/05/2025
Redazione
La Doria chiude l'esercizio 2024 con un fatturato di 1,27 miliardi di euro (+3,9%)
Metriks.AI, la società di consulenza digitale debutta a Piazza Affari sull’Egm
30/05/2025
di Luca Andrea
Metriks.AI, la società di consulenza digitale debutta a Piazza Affari sull’Egm
Inflazione: prosegue situazione d’incertezza. I commenti di Confcommercio e Confesercenti
30/05/2025
di Redazione
Inflazione: prosegue situazione d’incertezza. I commenti di Confcommercio e Confesercenti