Un dialogo necessario, nel cuore di Roma, sul rapporto tra etica e finanza. Oggi pomeriggio Palazzo Altieri, sede dell’ABI, ha ospitato l’incontro «Avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri…» (Matteo 25,27). Dialogo su etica e finanza, promosso dall’Associazione Bancaria Italiana e dalla Fondazione Cortile dei Gentili. Un’occasione di riflessione che ha visto confrontarsi il presidente dell’ABI Antonio Patuelli e il cardinale Gianfranco Ravasi, in un momento storico in cui il confine tra economia, valori e responsabilità sociale è sempre più sottile.
Nel suo intervento, Patuelli ha richiamato con forza le radici costituzionali dell’etica, ricordando che "doveri e diritti sono inscindibili". Un’economia o una finanza "sottratte all’influenza del diritto e della morale", ha ammonito, finiscono per generare egoismo e disuguaglianza. "Il minimo dell’etica è la legalità", ha osservato, ma è proprio l’etica, più delle norme, a poter "convincere le persone ad essere più scrupolose di quanto dispongono le leggi".
Per il presidente dell’ABI, l’economia deve tornare ad essere strumento di progresso, non un fine in sé. La finanza non può ridursi a speculazione, ma dev’essere fonte di sviluppo sostenibile e di tutela per i più deboli. "Creare ricchezza è giusto - ha spiegato - ma solo se questa diventa crescita civile e sociale". Un principio che affonda le radici nella Dottrina sociale della Chiesa, che riconosce il valore del profitto come "primo indicatore del buon andamento dell’azienda", ma lo subordina sempre alla responsabilità e alla dignità della persona.

Citazioni come quella dell’enciclica Centesimus Annus, secondo cui "l’impresa è una comunità di persone", hanno guidato la riflessione di Patuelli sul ruolo della banca nella società contemporanea: "Guadagno e solidarietà non sono antagonisti - ha ricordato - ma parti di un circuito virtuoso". E in questo circuito, il risparmio resta "energia fondamentale per lo sviluppo e l’occupazione", da proteggere con rispetto e trasparenza.
Un capitolo centrale del suo intervento è stato dedicato all’intelligenza artificiale, tema che intreccia tecnologia, etica e responsabilità. Patuelli ha ribadito la necessità di "principi etici, trasparenza e controllo umano" per evitare derive e diseguaglianze. "Occorre - ha aggiunto - spirito critico e coraggio razionale di fronte alle nuove sfide digitali, come le cripto-valute o il metaverso, che non possono essere estranei alle regole".
La finanza, ha ammonito, deve rigettare "cinismo, avidità e assenza di memoria", anteponendo sempre la moralità alla convenienza. "Quando un’operazione è giuridicamente lecita ma contrasta con l’etica -ha detto - non deve essere conclusa".
Le parole di Patuelli, accolte con grande attenzione dal cardinale Ravasi, hanno trasformato il convegno in un confronto culturale sul senso profondo del denaro e della responsabilità. La finanza, in questa visione, torna ad essere una "forza morale", come scriveva Luigi Einaudi, "motore nascosto delle grandi opere di pace".