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Diversificazione e rendimenti del 7/8%: è il momento dei mercati emergenti
di Kristin Ceva, responsabile strategie paesi emergenti di Payden & Rygel

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’iper-esposizione degli investitori internazionali verso equity e bond statunitensi, con una netta sproporzione rispetto al ruolo che gli Stati Uniti rivestono nella produzione e nel commercio globali. In un momento di forte instabilità della politica interna, una così elevata concentrazione non appare più strategica e il debito dei mercati emergenti si presenta come una valida alternativa. Si tratta, infatti, di uno dei comparti dei mercati pubblici attualmente più sottovalutati, che comprende titoli di Stato di circa 80 Paesi diversi, con rendimenti correnti del 7-8%. Rispetto al credito societario, i fondi EM incentrati sulle imprese offrono un’esposizione diversificata a oltre 50 Paesi e 800 emittenti dei più svariati settori. Al di là delle emissioni in dollari americani, poi, i fondi di debito emergente in valuta locale riescono ad offrire un carry interessante in circa 30 Paesi e valute differenti. Negli ultimi trent’anni il reddito fisso emergente ha fatto enormi passi avanti in termini di aree geografiche ed emittenti coperti, di trasparenza delle comunicazioni e qualità delle informazioni disponibili, consentendo un'efficiente determinazione del prezzo del rischio. Oggi è possibile investire lungo tutto lo spettro di rating: come gestori attivi, noi di Payden analizziamo fondamentali e valutazioni alla ricerca di un’adeguata compensazione del rischio, tenendoci lontani da chi non supera il test di affidabilità. Ampliando l’orizzonte, i mercati emergenti producono una quota via via crescente di ricchezza globale e rappresentano i Paesi più popolati del pianeta, con tassi di natalità superiori rispetto ai Paesi Sviluppati, da tempo alle prese con l’invecchiamento demografico.
Le prospettive future per il settore sono, nel complesso, positive: in un contesto in cui i mercati sviluppati sembrano arrancare a un ritmo del +1,5/2%, i Paesi Emergenti sono attesi mettere a segno una crescita totale del 4% o più, complice la normalizzazione dell’inflazione e il possibile abbassamento dei tassi di policy da parte delle Banche Centrali EM. Inoltre, il miglioramento delle bilance dei pagamenti ha reso i mercati emergenti meno dipendenti dai finanziamenti esteri e più resilienti rispetto alle variazioni dei flussi di capitale. Il debito emergente dovrebbe essere relativamente al riparo anche dagli effetti negativi delle nuove tariffe introdotte dall’amministrazione Trump, grazie alla diversificazione delle relazioni commerciali che rende l’esposizione di questi Paesi al mercato Usa contenuta o comunque gestibile. Infine, nello scenario attuale sembra diminuito anche il rischio legato alla forza del dollaro Usa: nei periodi in cui i flussi di capitale convergono verso gli Stati Uniti, i Paesi Emergenti si ritrovano con meno fondi ed esercitano pressioni sulle rispettive Banche Centrali affinché attuino una politica restrittiva per arginare le conseguenze. L’apprezzamento delle valute emergenti rispetto al dollaro americano rappresenta un’ottima opportunità per gli investitori: dopo 12 anni di Biglietto Verde ai massimi, l’insorgere di possibili spinte disinflazionistiche – tra cui il rallentamento della crescita e il calo dei prezzi dell’energia – rendono la duration dei mercati obbligazionari non-US più attraente, mentre gli elevati rendimenti all-in del debito EM compensano le turbolenze del panorama economico globale.
A livello geografico, vediamo valore nei mercati obbligazionari locali di Brasile, Messico, Perù, Indonesia, Ungheria, Repubblica Ceca, Turchia, Sudafrica ed Egitto. Talvolta ci assumiamo il rischio valutario, ma, anche quando lo copriamo, il divario ridotto tra tassi d’interesse US e EM offre comunque un carry interessante. Nell’ambito del credito sovrano, riteniamo ci siano ottime opportunità in Argentina, Uzbekistan, Paraguay, Costa Rica, Guatemala, Sri Lanka, Messico, Ungheria, Ghana, Zambia, Marocco e Albania, tra gli altri. Le occasioni non mancano neanche sul fronte societario, in particolare tra le società consumer in Brasile e Guatemala, tra quelle industriali, finanziarie e di servizi in Messico, quelle di servizi e di telecomunicazioni in India, quelle finanziarie in Perù e le utility in Cile. Il nostro team, con oltre trent’anni di esperienza alle spalle, ha sempre puntato sulla comprensione approfondita delle dinamiche economiche e politiche di ogni Paese in cui investe e questa attenzione, insieme a una gestione del rischio prudente, si è confermata un elemento decisivo per mantenere un track record competitivo, nonostante i periodi di incertezza. In risposta alla volatilità innescata dalle tensioni geopolitiche, pur mantenendo un sovrappeso nel credito high yield, in particolare verso gli emittenti con rating “BB”, abbiamo recentemente ridotto il rischio in alcuni comparti, soprattutto quelli più esposti al petrolio, consapevoli dell'impatto che le oscillazioni del mercato hanno sui crediti più vulnerabili. Abbiamo anche aumentato le quote di obbligazioni in valuta locale, con l'idea che la duration possa dare buoni risultati al di fuori degli Stati Uniti in un contesto ampiamente disinflazionistico. Infine, abbiamo ampliato l’esposizione valutaria rispetto al dollaro Usa, dal momento che, in uno scenario in cui gli investitori globali potrebbero riconsiderare le loro posizioni in asset statunitensi, l’iper-valutazione di lungo periodo potrebbe finire con erodere la forza del dollaro.
In conclusione, crediamo che il debito emergente possa svolgere un ruolo complementare rispetto a quello societario statunitense, aggiungendo diversificazione e reddito incrementale. Nel tempo, le obbligazioni EM denominate in dollari hanno generalmente offerto una remunerazione extra rispetto alle società statunitensi con rating simile e, nell’attuale ciclo economico, gli investitori potrebbero anche prendere in considerazione la possibilità di acquistare obbligazioni EM in valuta locale. I mercati sviluppati rimarranno una componente centrale dei portafogli, ma è fondamentale che gli investitori si aprano alle opportunità di crescita e di rendimento che offrono aree geografiche dinamiche e in evoluzione.