Giovani Menti
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Dipendenze giovanili, è tempo di agire. Le nostre soluzioni per uscire dall'emergenza sociale
di Antonio Perrelli

Riprendiamo dall’articolo della settimana precedente, dove abbiamo trattato del problema dell’abuso di alcol e droghe tra i giovani, cercando di rispondere alla seguente domanda: come possiamo uscire da questa crisi sociale?
Le istituzioni devono agire con risorse e volontà politica
Investire risorse significative nella sanità è non una spesa ma un investimento razionale. Eppure, continuiamo a tagliare fondi ai servizi. Questo non è prudenza fiscale, è negligenza consapevole. Occorre colmare le lacune critiche di personale, mancano oltre 480 medici specializzati, 400 psicologi, 342 assistenti sociali e 475 educatori dedicati alle dipendenze. Senza di loro, nessun intervento sarà possibile. Garantire equità territoriale è fondamentale: eliminare le disparità regionali che vedono il Mezzogiorno e le province periferiche drammaticamente sottofinanziate, garantendo che ricevano risorse proporzionate ai bisogni effettivi. Una sanità a due velocità non è una sanità.
La scuola è il luogo privilegiato della prevenzione
Insieme alla famiglia, la scuola rappresenta il primo baluardo nella prevenzione delle dipendenze. Occorre implementare interventi di prevenzione universale già dalle scuole elementari, creando una consapevolezza precoce dei rischi e delle conseguenze. Creare sportelli psicologici nelle scuole è essenziale per offrire supporto immediato e accessibile, soprattutto per i ragazzi che vivono situazioni critiche di disagio. Formare docenti sentinella è cruciale: insegnanti addestrati a riconoscere i segnali di disagio (cali nel rendimento, cambiamenti comportamentali, isolamento, assenze frequenti) possono intercettare tempestivamente i ragazzi prima che la situazione precipiti. Un insegnante consapevole può salvare una vita.
Il ruolo della famiglia non può essere delegato
I genitori devono essere consapevoli e presenti, non solo vigili. Significa dialogo aperto, senza giudizio morale ma con fermezza sui valori. Significa interessarsi genuinamente a ciò che fanno i figli, ai loro amici, alle loro paure, ai loro sogni. Le famiglie colpite dalle dipendenze necessitano di supporto psicologico proprio, perché la loro sofferenza è reale, legittima e spesso invisibile.
La comunità deve sensibilizzare e ridurre lo stigma
Organizzare eventi accessibili che analizzino l'emergenza sociale senza tabù è fondamentale. Il messaggio deve essere cristallino: la dipendenza non è una questione morale o di carattere debole, è una malattia complessa che richiede compassione e cura, non condanna. Ridurre lo stigma significa permettere ai ragazzi di cercare aiuto senza paura di essere giudicati.
Uno spiraglio di speranza: i dati ci incoraggiano
Nel buio di questa emergenza, i dati ESPAD 2024 offrono uno spiraglio di speranza. Il consumo di droghe tra i giovani italiani è in calo costante dal 2015. Non è una coincidenza, è il risultato della prevenzione che sta funzionando. Nel 2025, la prima comunità socio-rieducativa italiana per giovani con dipendenza apre le porte, offrendo percorsi di recupero personalizzati come alternativa al carcere. Questo modello innovativo coniuga psichiatria, terapia delle dipendenze, educazione alla legalità e laboratori creativi, riconoscendo che il recupero è possibile quando le persone ricevono il supporto giusto. Non è una vittoria, ma è un inizio. Se continuiamo a investire nella prevenzione, nel supporto e nella ricerca, il cambiamento che oggi vediamo nei dati può trasformarsi in storie di vita reale. Migliaia di ragazzi possono avere una seconda opportunità.
Conclusione: il nostro ruolo, il nostro futuro
Dietro ogni statistica c'è un giovane con un futuro da salvare, una famiglia da proteggere. La prevenzione funziona, ma richiede l'impegno coordinato di tutti: istituzioni, scuola, famiglia, comunità. L'obiettivo non è solo informare, ma sensibilizzare e prevenire, offrendo ai ragazzi alternative sane e la libertà di fare scelte consapevoli. I giovani che hanno vissuto la dipendenza oggi sono sulla strada del recupero grazie a interventi tempestivi e al supporto delle comunità terapeutiche. Il loro cambiamento dimostra che è sempre possibile ricominciare. Le loro storie non sono eccezioni, potrebbero essere la norma se dessimo ai ragazzi i mezzi per vincere.
La nostra generazione non è destinata a subire questa emergenza passivamente. Siamo noi a dover chiedere conto alle istituzioni, a reclamare i servizi di cui abbiamo bisogno, a costruire una società che protegga i giovani piuttosto che abbandonarli. Il cambiamento dipende da ognuno di noi.
Se sei un giovane e hai bisogno di aiuto, sai che non sei solo. Se sei un genitore e vedi segnali di allarme, la consulenza specializzata esiste. Se sei un docente, il tuo ruolo è fondamentale. Se sei un cittadino, il tuo voto e la tua voce contano nel reclamare risorse per questa emergenza.
Il tempo per agire è adesso. Il futuro della nostra generazione dipende dalle scelte che facciamo oggi.