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Dietro l’ascesa dell’EUR/USD: il timore dell’inflazione?

 
Dietro l’ascesa dell’EUR/USD: il timore dell’inflazione?

Dopo essere sceso a quota 1,17 contro l’euro, il dollaro statunitense prosegue la sua fase di indebolimento. Questo calo è in gran parte attribuibile a massicce fuoriuscite di capitali dai mercati obbligazionari statunitensi. Sullo sfondo, i timori di un’impennata inflazionistica alimentata dalle politiche economiche dell’amministrazione Trump, nonché le preoccupazioni circa un possibile indebolimento della capacità d’azione della Federal Reserve.

 Analisi a cura di Michele Sansone, country manager di iBanFirst Italia.

Alla base di questo movimento più ampio si colloca un elemento centrale: i mercati obbligazionari statunitensi stanno registrando deflussi significativi di capitale. Sebbene i rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine siano leggermente diminuiti negli ultimi giorni (il che corrisponde a un aumento dei prezzi), gli investitori restano prudenti nel detenere debito USA a lunga scadenza, sia pubblico che corporate.

Si va rafforzando la percezione che dazi doganali e altre misure adottate dall’amministrazione Trump — incluse quelle in ambito migratorio — possano generare pressioni inflazionistiche nel medio-lungo termine.

Inoltre, Trump ha annunciato che il prossimo presidente della Federal Reserve sarà una figura allineata alla sua visione, orientata a favorire il taglio dei tassi d’interesse. Questo lascia presagire una banca centrale potenzialmente meno reattiva quando si tratterà di contrastare l’inflazione. Per i detentori di obbligazioni a lungo termine, l’inflazione rappresenta un rischio di erosione del valore reale degli asset, rendendo meno attraente la detenzione o l’acquisto di titoli a lunga scadenza. Di conseguenza, si riduce anche la necessità di acquistare dollari statunitensi, soprattutto da parte degli investitori esteri.

Sebbene il dollaro stia perdendo terreno anche rispetto alla maggior parte delle altre valute principali (tra cui la sterlina britannica e il renminbi cinese), è l’euro a trarre i maggiori benefici da questa dinamica, rafforzandosi a sua volta nei confronti di molte altre valute.

 
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