Economia

Crescono le assunzioni di lavoratori extra Ue, un’impresa su tre pronta a reclutare entro il 2026

di Redazione
 
Crescono le assunzioni di lavoratori extra Ue, un’impresa su tre pronta a reclutare entro il 2026
Sempre più aziende italiane guardano oltre i confini dell’Unione Europea per soddisfare il proprio fabbisogno di manodopera. Secondo una recente indagine condotta da Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.500 imprese manifatturiere e dei servizi (con 5-499 addetti), un’impresa su tre ha già assunto o prevede di assumere lavoratori extra Ue entro il 2026.

Il dato più sorprendente è che il 73,5% delle imprese indica come motivazione principale la carenza di lavoratori italiani disponibili, segno di un mercato del lavoro nazionale sempre più in difficoltà anche a causa dell’invecchiamento demografico.

Non si tratta solo di operai generici: il 47,1% delle aziende prevede di assumere operai specializzati, mentre il 32,6% punta su operai generici, il 13,3% su personale del terziario e il 9,3% su tecnici specializzati. Più ridotta, invece, la quota di aziende che cercano manager (1,1%) o professionisti altamente qualificati (4,9%).

Il fenomeno si concentra soprattutto nel Nord Est, dove il 36,5% delle imprese ha già assunto o intende assumere personale extra Ue, con picchi in Trentino-Alto Adige/Südtirol (39,1%), Veneto (37,6%) e Friuli-Venezia Giulia (36,8%). Al contrario, il Mezzogiorno registra una percentuale inferiore, ferma al 28,6%.

Tra le motivazioni, solo una minima parte (3%) punta al minor costo del lavoro. A prevalere sono invece esigenze legate al calo demografico e alla mancanza di giovani (12,6%) e alla ricerca di competenze tecniche specifiche (9,4%).

Il trend è particolarmente marcato tra le imprese manifatturiere ad alta tecnologia: qui il 40,2% guarda al mercato extra Ue per trovare forza lavoro qualificata. Anche le aziende di dimensioni medio-grandi (50-499 addetti) risultano più propense ad aprirsi a lavoratori stranieri, con una quota doppia rispetto alle piccole imprese.

Il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, sottolinea come il ricorso a lavoratori stranieri sia ormai una scelta obbligata: "L’Italia comincia ad avvertire gli effetti dell’invecchiamento della popolazione. I lavoratori immigrati diventano quindi una risorsa indispensabile per le imprese. C’è anche un bacino importante di italiani di seconda o terza generazione, soprattutto in Sud America, che potrebbe rappresentare un’opportunità strategica per il nostro Paese".

Le imprese italiane, inoltre, si dimostrano pronte a investire nella formazione: quasi il 69% di quelle che assumono extra Ue prevede corsi di aggiornamento per integrare meglio i nuovi lavoratori.
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