Economia
Contratti e retribuzioni, crescono nei primi nove mesi del 2025, ma i rinnovi restano in ritardo
di Redazione

Il quadro del mercato del lavoro italiano mostra una crescita moderata delle retribuzioni contrattuali, ma anche un significativo allungamento dei tempi di rinnovo dei contratti collettivi. Alla fine di settembre 2025, secondo gli ultimi dati, i 46 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica coprono il 56,9% dei dipendenti, circa 7,5 milioni di lavoratori, e rappresentano il 54,6% del monte retributivo complessivo. Nel corso del terzo trimestre sono stati recepiti solo cinque contratti, due nel comparto industriale, uno nei servizi privati e due nella pubblica amministrazione.
Restano invece in attesa di rinnovo 29 contratti, che coinvolgono circa 5,6 milioni di dipendenti, pari al 43,1% del totale. Un dato che si riflette sull’allungamento dei tempi medi di rinnovo, tra settembre 2024 e settembre 2025, infatti, l’attesa per i lavoratori con contratto scaduto è salita da 18,3 a 27,9 mesi, mentre quella riferita all’intero universo dei dipendenti è passata da 9,6 a 12 mesi.
Sul fronte delle retribuzioni, l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a settembre 2025 è rimasto invariato rispetto al mese precedente, ma ha registrato un aumento del 2,6% su base annua. Nel periodo gennaio-settembre 2025, la crescita media è stata del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un ritmo che, pur rallentando rispetto al trimestre precedente, continua a superare il tasso d’inflazione, contribuendo in parte a recuperare il potere d’acquisto perso negli anni più recenti.
Gli aumenti risultano più marcati nel settore pubblico (+3,3%) rispetto all’industria (+2,3%) e ai servizi privati (+2,4%). I comparti che registrano gli incrementi maggiori sono quelli dei ministeri (+7,2%), della difesa e dei corpi militari (+6,9%) e dei vigili del fuoco (+6,8%), mentre restano fermi i salari di farmacie private e telecomunicazioni.
Il commento tecnico segnala come nel terzo trimestre 2025 la dinamica salariale abbia mostrato segni di indebolimento. A fronte di un netto rallentamento nel settore industriale e di una stabilità nei servizi privati, il comparto pubblico ha beneficiato di una lieve spinta dovuta all’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale. Nonostante il trend positivo rispetto ai prezzi, le retribuzioni contrattuali in termini reali restano, però, inferiori dell’8,8% rispetto ai livelli di gennaio 2021, segno di un recupero ancora incompleto dopo il biennio inflazionistico.