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Confcommercio: “Urgente la riforma fiscale, puntare a una maggiore crescita”

 
Confcommercio: “Urgente la riforma fiscale, puntare a una maggiore crescita”
“Il quadro di crescita delineato nel Documento programmatico di finanza pubblica resta improntato alla cautela, con un incremento tendenziale del Pil pari allo 0,5% nel 2025 e allo 0,7% nel 2026 e previsioni prudenziali anche per il biennio successivo. Pur in presenza di un’inflazione stabile e di un’occupazione in aumento, la fiducia delle famiglie resta fragile condizionando la dinamica dei consumi”: così Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio con incarico sulle Politiche fiscali e di bilancio, in occasione dell’incontro del 13 ottobre scorso tra il Governo e le organizzazioni imprenditoriali sulla manovra di bilancio per il 2026.

“La manovra - ha sottolineato Prampolini - si intreccia, inevitabilmente, con la Legge Delega al Governo per la riforma fiscale che resta imprescindibile per lo sviluppo e la crescita del Paese. In particolare, è urgente ridurre la seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%, innalzare il corrispondente scaglione di reddito da 50.000 euro a 60.000 euro, e valutare interventi di alleggerimento del prelievo fiscale sugli aumenti contrattuali e sulle tredicesime. Confcommercio propone di rendere strutturale la ‘Ires premiale’ per le società che investono in innovazione e creano nuova occupazione e di avanzare nel processo di abolizione dell’Irap a cui sono ancora sottoposte le società di persone e quelle di capitali. In tema di riscossione, servono adeguate soluzioni per smaltire l’ingente magazzino dei carichi fiscali affidati all’agente della riscossione, prevedendo una rateizzazione ampia e generalizzata delle cartelle. Infine, andrebbero introdotte misure fiscali a sostegno della spesa culturale delle famiglie, come strumento per  sostenere la domanda di cultura e una visione moderna di welfare”.

“Chiediamo di rafforzare – ha proseguito la vicepresidente di Confcommercio - le misure a supporto delle imprese e dei territori, con il completamento del Pnrr e la valorizzazione delle infrastrutture strategiche che devono andare di pari passo con il rafforzamento della Zes Unica, dotata di risorse adeguate, coerenti con l'inclusione di Umbria e Marche nel proprio perimetro. Riguardo ai servizi di trasporto, poi, andrebbe ricostituita la piena dotazione del Fondo strutturale per l’autotrasporto e andrebbero introdotte misure per favorire il rinnovo delle flotte dei veicoli e delle navi. Occorrerebbe, inoltre, investire nel turismo. Sul fronte del credito e delle garanzie evidenziamo il drastico calo dei prestiti alle imprese negli ultimi quindici anni e chiediamo interventi strutturali per riavvicinare banche e imprenditori, come la riforma dei confidi, che ne ampli il perimetro d'azione, e la revisione del Fondo di Garanzia per le pmi, per ristabilire un legame diretto tra garanzia pubblica e rischiosità dell’impresa, favorendo l’accesso al credito anche per le aziende meritevoli ma oggi penalizzate”.

“Anche sul piano energetico, sebbene l’emergenza si sia attenuata, i prezzi al consumo restano molto più alti di altri Paesi, come Francia e Spagna. Confcommercio sollecita il disaccoppiamento tra prezzo del gas ed elettricità, il rinnovo della sterilizzazione degli oneri di sistema per l’energia elettrica e l’estensione dell’ambito applicativo, utilizzando anche i proventi delle aste Co₂. Sul versante del lavoro
– ha concluso Prampolini - pur in presenza di una crescita occupazionale, trainata dagli over 50, restano difficoltà per giovani e donne, ci sono troppi inattivi e troppi Neet, il cuneo fiscale sul costo del lavoro è oggi al 47,1% contro il 34,9% della media Ocse e la produttività ristagna. La contrattazione collettiva funziona bene ma quella di qualità è insediata dal dumping contrattuale. Occorre rafforzare l’istruzione professionale e la formazione continua e sostenere la previdenza complementare e i fondi sanitari integrativi, strumenti essenziali per un welfare sostenibile. Sarebbe necessario altresì riformare il meccanismo del Fis che non garantisce ammortizzatori alle numerose pmi del terziario, ma drena risorse ingenti che potrebbero essere reindirizzate verso politiche attive”.
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