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Bull Market o Bolla di Fiducia?

Commento team di gestione Pharus
 
Bull Market o Bolla di Fiducia?
Il mese di ottobre continua a mostrare la doppia faccia dei mercati: da un lato i mercati azionari sono ancora vicini ai massimi storici, sostenuti da utili societari solidi e rivisti a rialzo…insieme ad un ciclo economico resiliente ed all’enorme spinta dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione tecnologica. 

Le politiche monetarie stanno diventando più accomodanti, e la liquidità in eccesso resta abbondante: elementi che, in passato, hanno alimentato lunghi bull market.

Allo stesso tempo, le valutazioni sono elevate...i rischi geopolitici e tariffari in aumento, la concentrazione della performance su pochi titoli è estrema, e i rendimenti obbligazionari rimangono in tensione. In più, l’incertezza politica e il rischio di errore delle banche centrali rendono fragile l’equilibrio. Come ci ricorda Peter Lynch: “Se possiedi azioni, c’è sempre qualcosa di cui preoccuparsi.” E allora è proprio la consapevolezza di queste preoccupazioni, reali e potenziali, che distingue un investitore ordinario da un Fuoriclasse.

Con molti dati macroeconomici ancora ritardati a causa dello shutdown del governo federale, l’attenzione resta concentrata sulla reporting season del terzo trimestre. Siamo ancora in attesa delle reporting di molti big del mercato, ma i risultati per ora confermano da una parte la solidità di fondo degli utili societari, e dall’altra la crescente divergenza tra vincitori e vinti.

Tesla ha registrato ricavi in crescita del 12% a 28,1 miliardi di dollari, interrompendo cinque trimestri consecutivi di calo, ma l’utile per azione (0,50 $) è risultato inferiore alle attese (0,55 $) a causa degli investimenti in AI e robotica. Il management ha mantenuto un outlook prudente per il quarto trimestre, citando l’incertezza su dazi e politiche fiscali. 

IBM, pur battendo le stime sugli utili, ha deluso sul fronte della crescita nella divisione cloud ibrido e Red Hat, segnalando un rallentamento strutturale in uno dei suoi business chiave. Netflix invece ha mancato le aspettative sugli utili penalizzando il sentiment sul comparto tech.

Tra le note positive invece un’ ottima reporting di INTEL, la crescita ancora forte dei semiconduttori legati agli sviluppi AI ed in Europa non possiamo non citare un importante miglioramento sequenziale nei risultati delle società del lusso.

Nel complesso, secondo FactSet oltre l’86% delle società americane che hanno per ora riportato, ha battuto le attese sugli utili, ma con guidance per il quarto trimestre mediamente più caute. 

Nel frattempo le stime per la crescita degli utili del terzo trimestre stanno aumentando e vale la pena ricordare la correlazione tra performance di mercato e variazione a 12 mesi delle stime sugli utili che è storicamente molto elevata.

Sul fronte macro, Nonostante lo shutdown federale, i dati disponibili continuano a segnalare un’economia in crescita. Il grafico sui ricavi forward per azione del settore retail mostra nuovi massimi storici, segnale che la domanda dei consumatori rimane robusta. Le vendite al dettaglio Redbook sono aumentate del 5% anno su anno nella settimana del 17 ottobre, e anche la produzione di semiconduttori si mantiene su livelli record con i ricavi forward dell’indice S&P 500 Semiconductors che hanno raggiunto nuovi massimi, sostenuti dalla domanda globale di chip AI e componenti industriali.

Sul fronte creditizio, i prestiti e leasing presso grandi e piccole banche statunitensi continuano ad aumentare, confermando che, nonostante le preoccupazioni sulle banche regionali, il flusso di credito all’economia reale rimane attivo.

Sul piano geopolitico, la settimana è stata segnata da nuove tensioni. Washington ha minacciato restrizioni sulle esportazioni software verso la Cina, mentre ha annunciato progressi in un accordo commerciale con l’India. Parallelamente, l’imposizione di sanzioni severe contro la Russia e le crescenti frizioni in America Latina hanno spinto gli investitori verso beni rifugio ed in particolare i Treasury a lungo termine, mentre l’oro registra un calo di circa il 7% dai massimi.

Il vero rischio oggi non è tanto l’economia, quanto il comportamento degli investitori. Tra i grafici che sono maggiormente girati tra gli operatori durante la settimana non possiamo non citare quello relativo alla crescita degli ETF a leva: e quello sul debito a margine Americano. Il debito a margine fa riferimento al totale dei prestiti concessi agli investitori per acquistare titoli azionari a leva. Questo valore ha superato per la prima volta la soglia di 1,1 trilioni di dollari, livello che in passato — nel 2000, nel 2007 e alla fine del 2021 — ha preceduto importanti inversioni di mercato. La leva di per sé non genera crolli, ma amplifica la volatilità quando il sentiment cambia improvvisamente o la liquidità si riduce.

Parallelamente, il P/E forward dell’S&P 500 è risalito a 22,6 volte, molto vicino ai picchi storici. Si tratta di multipli che incorporano una fiducia elevata nella crescita futura degli utili e presuppongono una prosecuzione del ciclo senza shock esterni. Come ricordiamo ogni volta, questi livelli valutativi non implicano per forza un’imminente correzione, ma richiedono cautela. La combinazione di valutazioni tirate, leva elevata e concentrazione dei flussi su pochi settori aumenta la sensibilità del mercato a potenziali disattese.

Il 2025 è stato finora un anno di risultati eccezionalmente solidi per gli investitori, ma anche di crescente complessità. Non si vedono segnali di inversione strutturale, ma come ricorda la storia, i picchi di fiducia spesso coincidono con i momenti di maggiore vulnerabilità. Un’insidia, in queste fasi, è la correlazione.

Nei momenti speculativi, anche asset che di solito si muovono in modo indipendente finiscono per salire o scendere insieme: tutti inseguono la prossima occasione, ognuno con la propria narrativa, ma spinti dallo stesso fervore che gonfia i prezzi oltre i fondamentali. In questo contesto, la diversificazione tradizionale rischia di non bastare.

La nostra differenziazione sta nel sapere cosa si possiede: scegliere con cura i titoli, comprenderne il valore, conoscere le ragioni per cui li si detiene. Solo così si può restare lucidi quando i prezzi scenderanno, e trasformare la volatilità in opportunità, invece che in paura.
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