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Commento team di gestione Pharus: AI e FED: il mix che spinge l’S&P500

 
Commento team di gestione Pharus: AI e FED: il mix che spinge l’S&P500
AI e FED: il mix che spinge l’S&P500

Nell’ultima settimana i mercati azionari hanno continuato a salire, sostenuti dalla crescente convinzione che la Federal Reserve sia prossima a tagliare i tassi d’interesse a partire dalla riunione del 17 settembre. Secondo il FedWatch Tool, la probabilità di un taglio a breve sfiora il 90%, una soglia che riflette un consenso unanime da parte degli operatori.

Questa aspettativa è alimentata da una sequenza di dati macroeconomici che, pur mostrando ancora elementi di resilienza, suggeriscono un progressivo rallentamento dell’economia statunitense in particolare nel mercato del lavoro. Il rapporto ADP ha mostrato un incremento di soli 54.000 posti di lavoro nel settore privato ad agosto, ben al di sotto delle attese di 68.000. 

Anche l’indice JOLTS ha registrato un calo nelle offerte di lavoro, mentre le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione sono salite a 237.000 unità, il livello più elevato da giugno. Sul fronte delle revisioni, l’ultima rilevazione dell’occupazione ha visto un taglio retroattivo di oltre 250.000 unità nei dati dei due mesi precedenti, alimentando il dibattito politico sulla credibilità dei dati forniti dal Bureau of Labor Statistics dopo la rimozione della sua direttrice. 

Debole anche il dato forse più atteso ovvero le buste paga per il settore non agricolo uscito a 22mila, mentre gli analisti attendevano un aumento di 75mila posti con Il tasso di disoccupazione salito dal 4,2% al 4,3%, in linea con le attese, ma ai massimi dalla fine del 2021. 

Nel frattempo, anche il Beige Book della Fed ha descritto un quadro economico più debole rispetto alle rilevazioni precedenti. Diversi distretti hanno segnalato una stagnazione dei consumi, una dinamica salariale che non tiene il passo con l’inflazione, e un aumento delle incertezze sulle assunzioni da parte delle imprese, in parte legate ai timori sull’impatto dei dazi. 

Eppure, a dispetto di questi segnali, il mercato azionario continua a mostrare forza. L’indice S&P 500 ha registrato nuovi massimi, spinto dall’aspettativa di una “Fed Put”, cioè di un intervento espansivo della banca centrale a supporto dei prezzi degli asset finanziari. È evidente che il mercato sta leggendo i dati macro deboli come buone notizie, in quanto alimentano le possibilità di un allentamento monetario. Tuttavia, questo tipo di lettura potrebbe rivelarsi miope se il rallentamento si trasformasse in un ciclo recessivo più marcato.

Nel frattempo, i dati di produttività del secondo trimestre sono stati rivisti al rialzo: +3,3% contro il precedente +2,4%. Una crescita della produttività trainata dall’adozione di nuove tecnologie, in particolare nel comparto dell’intelligenza artificiale, che ha contribuito anche a contenere il costo unitario del lavoro. In questo senso, la narrativa dei “ruggenti anni 2020”, sostenuta da alcuni autorevoli economisti, resta valida: un ciclo espansivo alimentato dalla tecnologia, capace di sostenere la crescita reale anche in presenza di tassi restrittivi.

La stagione degli utili ha confermato la solidità del comparto corporate, offrendo risultati misti ma generalmente positivi. In settimana in particolare le revisioni al rialzo da parte di Broadcom, spinte da una crescita del 63% nei ricavi legati all’AI, testimoniano come la domanda per semiconduttori e infrastrutture digitali resti elevata. 

Proprio l’intelligenza artificiale continua a rappresentare un driver chiave per i mercati. Dopo un rally del 32% nel 2024, i titoli esposti all’intelligenza artificiale (AI) hanno registrato un ulteriore +17% da inizio 2025. Questo forte andamento solleva dubbi tra gli investitori sulla sostenibilità delle attuali valutazioni dell’equity USA. In realtà, sia le aspettative implicite di crescita degli utili dell’S&P 500 sia le valutazioni dei titoli TMT (Tech, Media, Telecom) risultano solo moderatamente superiori alla media storica e ben lontane dai picchi raggiunti durante la bolla tech o nel 2021.

Il rally attuale è ancora sostenuto dagli investimenti in infrastrutture digitali, in particolare quelli degli hyperscaler, il cui capex per il 2025 è stato rivisto al rialzo di 100 miliardi di dollari, raggiungendo i 368 miliardi. 

Tuttavia, la crescita dei prezzi dei titoli legati a queste capex ha superato quella degli utili attesi a breve termine, iniziando a riflettere aspettative molto ottimistiche. La vera incognita per i mercati sarà quando il ritmo di crescita degli investimenti inizierà a rallentare e prossime stagioni degli utili (Q3 e Q4) saranno test cruciali in tal senso.

Sul fronte geopolitico e istituzionale, segnaliamo Nel frattempo, Washington al centro di un'udienza al Congresso su alcune nuove nomine di Trump. In particolare, l’attenzione è stata tutta puntata su Stephan Miran, scelto per un posto ad interim alla Fed per il resto dell'anno, che ha dichiarato più volte che non avrebbe lasciato il suo incarico nel Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca, mettendo così pericolosamente in discussione l’indipendenza della FED. Con almeno 4 nuovi membri del Board della Fed potenzialmente nominati da Trump entro maggio 2026, la politica monetaria americana potrebbe orientarsi in modo strutturale verso una maggiore attenzione alla crescita. Un cambio di paradigma che potrebbe rafforzare la tendenza a tassi più bassi nel medio periodo, ma che rischia di alimentare instabilità se non supportato da fondamentali solidi.

In questo contesto, merita sempre attenzione monitorare Il GDPNow della Fed di Atlanta, che stima oggi una crescita annualizzata del PIL al 3% nel terzo trimestre, dopo il +3,3% del secondo. Un dato coerente con un’economia ancora in espansione, ma che potrebbe scontrarsi con le letture più deboli del GDI, il Gross Domestic Income, spesso più volatile ma storicamente più correlato ai turning point ciclici. La divergenza tra GDP e GDI, come osservato in diversi momenti del passato, può rappresentare un segnale di vulnerabilità del ciclo economico.

In conclusione, ci troviamo in un punto di equilibrio precario tra dati macro deboli, aspettative di stimolo monetario e valutazioni azionarie molto elevate. Il multiplo P/E forward dell’S&P 500 è oggi ben al di sopra delle medie storiche, con un equity risk premium ai minimi dell’ultimo decennio. 

In un contesto in cui la Fed potrebbe presto tagliare i tassi non per eccesso di inflazione, ma per frenare un deterioramento ciclico, la dinamica delle valutazioni rischia di diventare più fragile. Continuiamo a suggerire un approccio prudente e selettivo, privilegiando quei settori e aree geografiche dove le valutazioni offrono ancora un margine di sicurezza.
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