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Commento di Paolo Pizzoli sui dati dell’inflazione italiana a dicembre

di Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING
 
I dati sull'inflazione di dicembre confermano che gli effetti di base dei prezzi dell'energia continuano a influenzare l'inflazione complessiva. Con l'inflazione dei beni non energetici che dovrebbe essere contenuta da una domanda relativamente debole, prevediamo un graduale aumento dell'inflazione verso la soglia del 2% per tutto il 2025.

Gli effetti base favorevoli sui beni energetici continuano a svanire

La stima preliminare dell'Istat mostra che l'inflazione complessiva italiana è rimasta stabile all'1,3% a dicembre, solo marginalmente più bassa del previsto. Questa stabilità è dovuta da un lato al rallentamento dell'inflazione degli alimentari freschi, dei beni durevoli e dei servizi ricreativi, compensati dall'aumento dell'inflazione dei beni energetici regolamentati e al rallentamento del tasso di disinflazione dei beni energetici non regolamentati. L'inflazione di fondo è scesa all'1,8% (dall'1,9% di novembre).

Il rapporto tra servizi e beni mostra una decelerazione dell'inflazione dei servizi e una stabilità dell'inflazione dei beni, con un ulteriore calo dello spread tra i due al 2,4% (dal 2,6% di novembre).

Dovrebbe arrivare qualcosa in più come conseguenza dei recenti aumenti del prezzo del gas...

Consideriamo la stabilizzazione dell'inflazione di dicembre come un arresto temporaneo lungo un percorso di crescita molto graduale per tutto il 2025. L'effetto base favorevole sui beni energetici si sta esaurendo e la recente accelerazione dei prezzi del gas fa pensare a un proseguimento di questa tendenza nel primo trimestre dell'anno, quando le pressioni sui prezzi si riverseranno sulle bollette del riscaldamento e dell'elettricità.

...ma le condizioni di domanda deboli dovrebbero contenere il rischio di accelerazioni diffuse

Tuttavia, date le condizioni di debolezza della domanda nell'economia, al momento non crediamo che gli altri beni e servizi contribuiranno a determinare un’accelerazione significativa dell'inflazione. In particolare, la continua decelerazione dell'inflazione dei servizi (al 2,6% a dicembre) suggerisce che la domanda nel settore sia contenuta e che le imprese non osino ancora trasferire a valle l'aumento dei costi salariali (la crescita dei salari è stata del 3,8% a/a a novembre).

I dati sul mercato del lavoro di novembre, diffusi sempre oggi dall'Istat, mostrano una lieve contrazione dell'occupazione, a riprova del fatto che la tenuta del mercato del lavoro non può essere disgiunta dal l’ivello dell'attività economica. Se ciò dovesse continuare nei prossimi mesi, la pressione sui salari sembra destinata ad attenuarsi gradualmente nella seconda metà del 2025.

Prevediamo un graduale aumento dell'inflazione verso l’area del 2% entro la fine dell’anno

È incerto se le imprese continueranno a non trasferire le pressioni sui prezzi; a dicembre, le indagini sulle imprese hanno segnalato un lieve aumento delle intenzioni di rialzare i prezzi futuri sia nel settore dei servizi che in quello manifatturiero.

Per il momento, continuiamo a ritenere che le condizioni di debolezza della domanda contribuiranno a contenere le pressioni sui prezzi. Attualmente prevediamo un graduale aumento dell'inflazione complessiva italiana verso l'area del 2% entro la fine dell'anno, con un'inflazione media nel 2025 dell'1,7%.
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