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Centodieci euro di multa per un miao: in Francia la quiete è legge

di Redazione
 
Centodieci euro di multa per un miao: in Francia la quiete è legge

Siamo in un’epoca in cui il rumore è un crimine. Telefoni che squillano, bambini che ridono (ma non troppo, per carità), il ticchettio delle scarpe sul pavimento al piano di sopra: tutto passibile di sanzione. Presto arriveranno le multe per chi mastica rumorosamente una gomma, per chi sospira troppo forte in ufficio, o per chi ha l’ardire di starnutire in un bar silenzioso come una biblioteca. E così, nel treno che da Vannes porta a Parigi, Camille ha scoperto quanto possa diventare cara la colpa di esistere. Il colpevole? Monet, il suo gatto, che ha osato miagolare un po’ troppo insistentemente. Centodieci euro di multa, perché il micione ha disturbato la fragile quiete dei passeggeri, mentre Camille aveva diligentemente acquistato i biglietti previsti dalla SNCF.

E nonostante l’ordine perfetto dei documenti, un umano annoiato ha deciso che quel miao - magari miao, miao, miao - era un insulto personale. La storia ha del surreale: l’ispettore propone un vagone vuoto per spostarsi, Camille rifiuta, e il treno diventa teatro di una tragedia comica. Monet canta, Camille resiste, la società osserva e annuisce al divieto di vitalità felina. È il trionfo del paradosso: più innocente sei, più rischi di finire nel mirino del regolamento. Il mondo contemporaneo sembra concepito per punire ogni manifestazione di vita, trasformando i gesti più banali in reati di disturbo pubblico. Immaginiamolo un futuro coerente con questa logica: una lavatrice multata per centrifuga troppo rumorosa, un frigorifero perseguito per il brontolio interno, le tende incriminate perché svolazzano al vento. Monet, condannato per il suo concerto da trasportino, diventa eroe tragico di una società che confonde silenzio con civiltà. Camille paga, Monet paga, e noi restiamo qui a trattenere il respiro, temendo di attirare l’attenzione con il nostro battito cardiaco o con il rumore di una chiave che cade sul pavimento. Ma sì… in fondo meglio non disturbare, meglio ingoiare la vita in punta di voce, perché alla fine il silenzio - quello vero, quello della tomba - è già incluso nel prezzo del biglietto di questa assurda esistenza, in cui ci scandalizziamo per sciocchezze e lasciamo impunite le vere porcherie.

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