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CNA: le imprese artigiane resistono alla crisi della manifattura

 
CNA: le imprese artigiane resistono alla crisi della manifattura
Le imprese artigiane resistono alla crisi della manifattura e alle difficoltà del commercio e archiviano il 2024 con un saldo tra aperture e chiusure leggermente negativo, pari a -1.099 unità. Le nuove iscrizioni sono state 83.584 mentre le cessazioni sono ammontate a 84.685. Anche se si è interrotta la serie di incrementi messi a segno nel triennio 2021-2023, la contrazione non desta particolare preoccupazione se rapportata allo stock di imprese registrate (pari appena allo -0,1%). E’ quanto emerge da una elaborazione dell’Area studi e ricerche della CNA su dati Movimprese.

La dinamica nel complesso è in linea con gli ultimi anni. In particolare il tasso di iscrizione, pari al 6,6% delle imprese registrate, è allineato a quello dei tre anni precedenti, mentre il tasso di cessazione ha registrato un aumento rispetto al 2023 (passando dal 6,2% al 6,7% delle imprese registrate) che si spiega con la forte crisi che ha investito il comparto manifatturiero dove la presenza delle imprese artigiane risulta più marcata che altrove.

In effetti, il saldo complessivamente negativo del perimetro produttivo rappresentato dall’artigianato è stato determinato in primo luogo proprio dalle imprese che operano nella manifattura che lo scorso anno si sono ridotte di 4.604 unità (-1,8% rispetto alle imprese registrate) e, in seconda battuta, da quelle classificate col codice Ateco del commercio (-1.584 unità, pari a -2% del rispettivo stock), in quanto associano all’attività di produzione quella di vendita/somministrazione, e da quelle operanti nel settore del trasporto/logistica (-861, pari a -0,9% del rispettivo stock). All’interno della manifattura, saldi negativi sono stati registrati ovunque, a eccezione del segmento delle riparazioni, che continua il trend di espansione.

Tra i comparti nei quali la base produttiva artigiana è aumentata spicca il settore delle costruzioni (saldo pari a +2.863 imprese), la cui attività ha beneficiato ancora della spinta della domanda alimentata dai bonus casa (ma il 2025 si annuncia negativo per effetto del forte ridimensionamento del sistema di incentivi per le ristrutturazioni), nei servizi per la persona (+2.240 imprese) e nei servizi per gli edifici e il paesaggio (+1.280), ambito all’interno del quale sono comprese le imprese di pulizia.
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