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BCE ferma per qualche tempo, dagli Usa inflazione moderata

di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte
 
BCE ferma per qualche tempo, dagli Usa inflazione moderata

La riunione della BCE di oggi è stata di fatto interlocutoria, con i tassi mantenuti invariati, come ampiamente atteso dal consenso, e pochi punti significativi. I rischi sulla crescita sono passati da "al ribasso" a "bilanciati", mentre le stime per l’inflazione al 2027 sono state leggermente riviste al ribasso. Di seguito la tabella aggiornata (tra parentesi sono indicate le stime precedenti).

Durante la conferenza stampa, la presidente Lagarde ha lasciato intendere che, al momento, il tasso sui depositi al 2% (pari al target dell’inflazione) appare adeguato e tale potrebbe rimanere per qualche tempo, salvo poi il consueto richiamo all’approccio "data dependent".

La decisione è stata unanime e, durante la riunione, non è stato discusso il TPI, il piano anti-allargamento degli spread, implicitamente collegato alle tensioni sui bond francesi, su cui Lagarde ha sorvolato, dichiarando l’intenzione di non parlare di singoli Paesi.

L'altro dato atteso della giornata, quello sull'inflazione Usa di agosto, è risultato in linea con le attese, confermando come al momento non vi siano indizi di impatti dei dazi. Tuttavia, è più realistico pensare che gli effetti potrebbero emergere nei prossimi trimestri, quando le aziende statunitensi avranno esaurito le scorte ricostituite questa estate, come segnalato a luglio dall'allargamento del deficit commerciale relativo ai soli beni di oltre $100 miliardi, prima del varo finale delle aliquote e dopo la fase intermedia con dazi al 10%. Gli operatori hanno prestato più attenzione ai segnali di un ulteriore rallentamento del mercato del lavoro, con le richieste di sussidi per la disoccupazione oltre le attese, portando il tasso del decennale Us vicino al 4%.

In sintesi, le indicazioni della BCE sono che i tassi rimarranno invariati almeno fino a fine anno, in assenza di rischi al ribasso sulla crescita, di pressioni inflattive e con un cambio che continua a stazionare in trading range. Dagli Usa, le indicazioni sono di un’assenza di spinte inflattive derivanti dai dazi, mentre si nota un rallentamento del mercato del lavoro.

In prospettiva, l'ipotesi di 2-3 tagli da parte della Fed entro fine anno, già prezzata già dal mercato, appare verosimile, mentre la BCE rimarrà ferma, ma potrebbe valutare un ulteriore taglio se il cambio euro-dollaro minacciasse la rottura al rialzo della soglia di 1,20, per via delle penalizzazioni che ne deriverebbero sull'export.

 
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