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Allarme Istat, istruzione terziaria ai minimi europei. Il sud in crisi nera

di Redazione
 
Allarme Istat, istruzione terziaria ai minimi europei. Il sud in crisi nera
L’Italia si trova ad affrontare una grave emergenza educativa che ne mina la competitività e lo sviluppo sociale. I dati recenti presentati dall’Istat al Senato, nell'ambito di un'indagine conoscitiva su povertà educativa e dispersione scolastica, rivelano un ritardo cronico e allarmante rispetto alla media dell'Unione Europea, con ampi divari che spaccano il Paese per area geografica e genere.

La direttrice del Dipartimento per le statistiche sociali e demografiche dell'Istat, Cristina Freguja, ha evidenziato come nel 2024, solo il 66,7% delle persone tra i 25 e i 64 anni in Italia possiede almeno un diploma secondario superiore, contro l’80,5% della media europea. Questo divario, di quasi 14 punti percentuali è un serio handicap per il Paese, considerando che il diploma è il titolo minimo essenziale per una partecipazione qualificata al mercato del lavoro.

La situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno, dove i livelli di diplomati rappresentano una vera e propria emergenza sociale. Sebbene le donne superino gli uomini nel conseguimento del diploma (69,4% contro 64%), è l'area del Sud a trascinare in basso le medie nazionali.

Anche sul fronte dell’istruzione terziaria, l’Italia è in forte ritardo. Tra i 25-34enni, solo il 31,6% possiede una laurea, nettamente inferiore al 44,1% della media europea.

Le differenze territoriali sono profonde: il Nord registra le quote più alte, mentre le Isole si fermano ai livelli più bassi. A differenza del diploma, le donne mostrano un netto vantaggio sugli uomini nel titolo terziario: il 38,5% delle donne è laureato, contro appena il 25% degli uomini. La situazione più critica riguarda gli uomini del Mezzogiorno, mentre il dato migliore si registra tra le donne del Nord.

Un parziale segnale positivo arriva dalla riduzione dei NEET (giovani tra 15 e 29 anni che non studiano né lavorano), la cui quota è scesa al 15,2% nel 2024, rispetto al 23,7% del 2020.

Nonostante il calo, le regioni meridionali continuano a presentare percentuali allarmanti. Inoltre, anche in questo caso, le giovani donne sono più colpite (16,6%) rispetto agli uomini (13,8%). Questi dati confermano che i problemi di dispersione scolastica e mancata inclusione lavorativa hanno radici profonde che richiedono interventi strutturali urgenti per non frenare lo sviluppo del Paese.
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