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Con After the Hunt - Dopo la caccia, Luca Guadagnino firma uno dei suoi lavori più complessi e coraggiosi, un film che scava nelle contraddizioni del presente e costringe lo spettatore a interrogarsi più che a giudicare. Il regista di Call Me by Your Name e Bones and All si allontana dagli eccessi estetici per avvicinarsi al territorio del dramma psicologico puro, dando vita a un racconto intriso di tensione morale, scritto con lucidità dalla giovane sceneggiatrice Nora Garrett.
Al centro della storia c’è Alma Himoff, professoressa di Filosofia all’Università di Yale, in attesa della cattedra che coronerebbe una carriera impeccabile. Intorno a lei gravitano tre figure che ne scuotono l’equilibrio: l’assistente Hank, brillante ma arrogante, la dottoranda Maggie, giovane e idealista, e il marito Frederick, uomo premuroso ma incapace di penetrare la corazza emotiva della moglie. Quando Maggie denuncia di essere stata molestata da Hank, Alma si trova davanti a un dilemma etico, credere alla studentessa e restare coerente con i principi che difende pubblicamente, o difendere l’assistente di cui conosce la fragilità e il valore.
Guadagnino costruisce il film come un crescendo di ambiguità e sospensione, dove ogni gesto e ogni silenzio pesano più delle parole. L’università diventa metafora di un mondo polarizzato, in cui il confine tra verità e percezione, giustizia e vendetta, correttezza e ipocrisia si fa sottile. Il regista osserva con disincanto una società in cui nessuno sembra più libero di esprimere i propri impulsi senza il timore di essere giudicato o cancellato.
Ogni personaggio è doppio, complesso, imperfetto: Alma, paladina della libertà di pensiero, cela un segreto che incrina la sua integrità, Maggie alterna vulnerabilità e manipolazione, Hank, convinto di essere una vittima del sistema, mostra la vanità di chi non accetta il cambiamento, Frederick, dietro la sua dolcezza, nasconde una rabbia silenziosa. Tutti camminano su un terreno minato, dove il desiderio e la paura si mescolano, e dove ogni decisione ha il sapore di una condanna.
After the Hunt è un film che non cerca risposte, ma che sfida lo spettatore a guardare dentro l’ambiguità del presente. Guadagnino non si schiera, ma illumina le zone d’ombra di una civiltà che si dice libera, ma che spesso teme la complessità del reale. È cinema adulto, provocatorio e necessario, capace di parlare al tempo in cui viviamo, con il coraggio di chi non teme di disturbare.