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AI: entusiasmo sì, ma non (ancora) una bolla
di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm

L’Intelligenza Artificiale è oggi al centro dell’attenzione globale: domina il dibattito pubblico, riempie le pagine dei giornali e viene vista da investitori e policymaker come una leva decisiva per aumentare la produttività e stimolare la crescita economica. I capitali destinati al settore sono enormi, al punto da sollevare interrogativi sulle modalità di finanziamento di tali investimenti. Secondo alcune stime, tra il 2025 e il 2029 potrebbero essere destinati fino a 3.000 miliardi di dollari alla costruzione di data center, un’espansione così ampia da riflettersi persino nei dati macroeconomici, contribuendo alla crescita dell’economia statunitense. In questo contesto, l’adozione dell’IA procede a ritmi impressionanti: ChatGPT, ad esempio, conta circa 800 milioni di utenti settimanali, un numero che – secondo il suo CEO – raddoppia ogni otto mesi. Parallelamente, le strategie legate all’intelligenza artificiale vengono ormai discusse e implementate nei consigli di amministrazione di tutto il mondo, mentre le azioni delle società più esposte al boom tecnologico, come Nvidia, hanno registrato una crescita vertiginosa negli ultimi anni.
Dinamiche che si riflettono chiaramente nei mercati finanziari e, in particolare, nella forte sovraperformance del settore tecnologico globale rispetto all’azionario mondiale. Se si osserva il rapporto Prezzo/Utili forward dell’S&P 500, una metrica che confronta i prezzi attuali delle azioni con gli utili attesi nei prossimi 12 mesi, si nota come il mercato azionario Usa si stia avvicinando alle valutazioni viste nel 2021 e nel 1999/2000, segnale di investitori decisamente ottimisti riguardo al futuro.
È lecito chiedersi se l’attuale entusiasmo per l’Intelligenza Artificiale stia assumendo i tratti di una bolla. Negli ultimi anni il settore tecnologico ha mostrato una crescita molto più rapida rispetto al mercato azionario globale, sostenuta da un incremento significativo degli utili. A differenza di quanto avvenuto alla fine degli anni Novanta, quando le valutazioni elevate non trovavano riscontro nei fondamentali, però, oggi la crescita del settore sembra poggiare su basi più solide. Le società tecnologiche, in particolare quelle statunitensi, hanno visto aumentare in modo consistente la loro redditività, con un ritorno sul capitale investito che si è ampliato costantemente nell’ultimo quindicennio. Ciò suggerisce che le performance non siano frutto di semplice entusiasmo, ma di utili effettivamente in crescita e di modelli di business in grado di generare valore.
Resta tuttavia un interrogativo cruciale: quanto a lungo potrà proseguire questa dinamica in un contesto di investimenti così massicci? I fondamentali del settore appaiono solidi, ma le valutazioni sono superiori alle medie storiche e questo potrebbe tradursi in rendimenti futuri più contenuti, senza che ciò implichi necessariamente la formazione di una bolla.
Molte big tech dispongono di ampi flussi di cassa e possono finanziare internamente buona parte degli investimenti legati all’IA, ricorrendo solo in parte a capitali esterni. Tuttavia, la disponibilità di risorse non garantisce che questi investimenti genereranno ritorni adeguati: il vero punto di attenzione riguarda la domanda. Se risultasse più debole del previsto, le aziende potrebbero trovarsi con infrastrutture costose ma poco redditizie, con effetti negativi sugli utili e sulla redditività complessiva.
Per ora, i segnali sono incoraggianti: la crescita degli utili del comparto tech statunitense rimane robusta e la domanda, anche lungo la catena di fornitura, appare sostenuta. Tuttavia, alcuni sviluppi recenti – come accordi di vendor financing ai clienti per facilitare l’adozione di tecnologie avanzate – meritano attenzione. In sintesi, l’attuale contesto presenta alcune analogie con le fasi speculative del passato: una tecnologia dirompente, investimenti imponenti e aspettative elevate. Ma, a differenza di allora, la redditività è solida, la domanda resta forte e le principali aziende del settore generano flussi di cassa consistenti. Al momento, quindi, non ci sono evidenze concrete di una bolla dell’IA, anche se sarà essenziale monitorare nei prossimi trimestri la sostenibilità della domanda e la capacità dei grandi player globali di tradurre l’entusiasmo in utili reali.