21shares: Gli ETP sulle criptovalute supereranno i 400 miliardi di dollari di Aum nel 2026

di Eliézer Ndinga, Head of Research di 21Shares

In pochi anni, gli ETP sono diventati lo strumento principale degli investitori tradizionali per crearsi una posizione verso le criptovalute. Per questo, nel 2024, 21shares aveva previsto che le masse gestite a livello globale da questi strumento avrebbero superato i 250 miliardi di dollari nel 2025, traguardo che è stato effettivamente raggiunto non molto tempo fa. Per il 2026, invece, non solo ci si aspetta che questo trend prosegua, ma che acceleri, tanto da vedere gli ETP tagliare il traguardo di 400 miliardi di dollari entro la fine del prossimo anno, superando addirittura un ETF molto più grande e famoso come il Nasdaq-100 (ticker: QQQ).

Al momento in cui si scrive e come mostrato nella figura sopra, gli ETP su Bitcoin detengono oltre 140 miliardi di dollari, pari al 7% dell’offerta totale e possono essere considerati ormai strumenti di allocazione strategica. Oltre ai wallet individuali, ETF e fondi rappresentano la quota più ampia delle partecipazioni in BTC, riflettendo l’ascesa di un capitale proveniente da player più pazienti, disposti a investire in su un orizzonte temporale più lungo. Ma anche la partecipazione retail sta crescendo: i consulenti di Morgan Stanley possono ora consigliare ETF su Bitcoin ai loro clienti e persino piani pensionistici famosissimi negli Usa come i 401(k), che complessivamente raccolgono 9,3 trilioni di dollari, consentono allocazioni in Bitcoin ed Ethereum. Inoltre, questo processo di integrazione con il comparto istituzionale è ancora all’inizio e presenta quindi ampi margini di crescita. Basta pensare che i moduli 13F mostrano che i conti non istituzionali detengono oggi il 73% delle quote di ETP su Bitcoin, contro appena il 27% detenuto dagli istituzional. Questa distribuzione riflette anche la natura retail di questi prodotti: soglie di investimento minime, ticker facilmente accessibili nella maggior parte delle principali piattaforme di brokeraggio, disponibilità negli IRA e potenzialmente nei 401(k), oltre a piani di accumulo, hanno reso gli ETP sugli asset digitali una scelta ricorrente per gli investitori di tutti i giorni.

Inoltre, i nuovi processi di approvazione per i veicoli d’investimento cripto stanno rimuovendo barriere di ingresso strutturali negli Stati Uniti. I nuovi standard di quotazione generici della SEC hanno eliminato la necessità di richieste individuali — un passo avanti che ha aperto la porta a soluzioni su 10 asset idonei, tra cui Solana, XRP e Dogecoin. Attualmente, più di 120 richieste di ETP sono in attesa di revisione da parte della SEC e ciò mette il mercato nella posizione di poter ricevere afflussi significativi per criptovalute che non siano solo i soliti Bitcoin ed Ethereum nel nuovo anno, anche se non tutte le procedure dovessero avere esito positivo.

A livello globale, l’adozione sta accelerando. Il Regno Unito ha revocato il divieto di trading per i retail, il fondo sovrano del Lussemburgo ha effettuato la sua prima mossa di ingresso sul mercato allocando l’1% del suo portafoglio da 764 milioni di dollari in ETF su Bitcoin, Pakistan e Repubblica Ceca stanno esplorando la possibilità di istituire riserve nazionali in Bitcoin e in tutta l’Asia e l’America Latina si stanno formando framework normativi, rendendo gli ETP cripto lo standard globale per un accesso regolamentato.

Tutto ciò contribuirà alla creazione di un circolo virtuoso: man mano che l’Aum cresce, gli spread si riducono, la volatilità cala e la liquidità aumenta, attirando ancora più capitale. Se Bitcoin raggiungesse una capitalizzazione di mercato di 5–6 trilioni di dollari, anche solo un’allocazione del 10–15% tramite ETP spingerebbe gli asset totali gestiti oltre i 400 miliardi di dollari.